Le dieci tesi sull'IA di Carlos Scolari

L’ecosistema dell’Intelligenza Artificiale è molto fluido: quello che riteniamo un punto fermo viene messo in discussione ogni giorno.

Dove siamo? Impossibile stabilirlo con precisione vista la velocità di evoluzione del tema, ma Carlos Scolari – professore e ricercatore all’università Pompeu Fabra di Barcellona ed esperto di comunicazione e media digitali – ha stilato dieci tesi sull’IA, partendo dal presupposto (che è anche la prima tesi) che qualsiasi cosa si scriva sull’IA può diventare vecchia nel momento in cui la stiamo leggendo.

1: Tutto ciò che scriviamo o diciamo sull’IA è già vecchio

Se dalla prima pagina web al lancio di Windows 95 sono passati quattro anni, dal rilascio di ChatGPT nel novembre 2022 a oggi l’evoluzione è stata velocissima, con milioni (miliardi?) di persone che stanno usando questo nuovo “giocattolo” nell’ambito dell’intrattenimento, l’educazione o il lavoro.

2: Se l’IA forte è un’utopia, l’IA “debole” è realtà

Abbiamo IA "forti", quelle generaliste ed enciclopediche che pretendono di sapere tutto, e IA “deboli”, che sanno fare bene una sola cosa: identificare un tumore, orientare il traffico, individuare volti registrati nei database in stazioni e aeroporti e così via.

Progettate con le migliori intenzioni, nulla potrà impedire in futuro che siano utilizzate anche per scopi meno nobili.

3: l’IA è una tecnologia dirompente, che trasforma le basi della cultura e del nostro lavoro

Le IA stanno sempre più contaminando, a vari livelli, i linguaggi umani e ne stanno inventando anche di propri. Passeremo dall’essere creativi all’essere “creatori di algoritmi”? Secondo Jorge Carrion sì, perché “stiamo progressivamente diventando editori di algoritmi culturali e creativi”.

4: L’IA ha una dimensione materiale che dati e algoritmi non dovrebbero mai nascondere

Dati, algoritmi, pixel, bit... sembrerebbe che la nostra vita sia diventata immateriale. Affatto. Dietro ogni risposta di ChatGPT, ma anche dietro una semplice ricerca su Google, ci sono processi che hanno un forte impatto sull’ecosistema terrestre. Senza dimenticare l’hardware.

L’addestramento di un semplice sistema di intelligenza artificiale genera emissioni di anidride carbonica simili a quelle di cinque automobili durante il loro intero ciclo di vita. Per non parlare dell'hardware: ogni microchip è formato da decine di minerali, che provengono da ogni angolo del pianeta lasciandosi dietro una lunga scia di guerre, schiavitù e i conflitti derivanti dal loro sfruttamento.

Il “cloud”, infine, esiste grazie a server farm che consumano molta energia per funzionare e raffreddarsi.

5: È necessario conoscere la storia delle IA

Conoscere chi “addestra” le IA, attraverso quali processi e con quale materiale (testuale e non) è una priorità. E ogni IA, prima di essere rilasciata, dovrebbe essere valutata attraverso protocolli rigorosi, come avviene già per farmaci o vaccini. Solo così potremo costruire una storia diversa dell’Intelligenza Artificiale: più aperta, democratica e trasparente.

6: L’intelligenza artificiale è parte della “guerra delle piattaforme”

OpenAI, che si è affrettata a lanciare ChatGPT nel novembre 2022, ha costretto Google e altri attori ad accelerare il lancio dei propri prodotti senza che venissero testati (vedi tesi 5). Come le vecchie guerre dei media, anche questa è una “battaglia” geopolitica su scala globale: se negli ’80 si sfidavano i sistemi operativi e negli anni ’90 i browser, adesso sono le IA a sfidarsi.

7: L’IA è pervasiva e riguarda tutte le discipline e professioni

Dopo che si erano diffusi i PC con interfaccia grafica i primi settori a essere coinvolti furono quelli grafico ed editoriale. Non sarebbe sorprendente se lo stesso succedesse anche con le IA, anzi sta già succedendo: ci sono tante azioni quotidiane che si basano sull’apprendimento automatico in luoghi differenti, dagli ospedali, agli aeroporti. Senza tralasciare le agenzie di comunicazione e marketing, dove le IA sono un supporto sempre più utilizzato da diversi creativi, sia per la generazione di testi, che per la grafica e la post-produzione fotografica.

8: L’IA ridisegna ogni tipo di interfaccia

Un’interfaccia è una rete di attori legati da relazioni diverse, che danno vita a vari processi. Ogni volta che si aggiunge un nuovo attore, quindi, l’interfaccia è destinata a cambiare. L’IA è senza dubbio un attore che può avere un effetto dirompente su differenti interfacce, che siano politiche, culturali, urbane, sanitarie.

9: L’IA supera il test di Baricco

In The Game Alessandro Baricco sostiene che i dispositivi tecnologici che hanno possibilità di sopravvivere, oggi, devono avere il “patrimonio genetico” dei videogiochi: design gradevole, soddisfazione sensoriale, schema problema/soluzione ripetuto più volte, assenza dell’immobilità e così via. Le IA rispondono a tutti i tratti genetici identificati da Baricco.

10: L’IA plasmerà il modo in cui percepiamo il mondo e agiamo nel mondo

L’IA trasformerà il nostro modo di ragionare, creare e interpretare. D’ora in poi concetti come “paternità” o “creatività” saranno molto relativi, perché l’Intelligenza Artificiale ci sta portando a ripensare la generazione, circolazione e appropriazione della conoscenza.

Cosa ne pensate al riguardo? L’articolo completo sulle dieci tesi è disponibile, in spagnolo, a questo link.

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